La Via di Sigerico, via di
pellegrinaggio
Sigerico parte da Canterbury di cui era arcivescovo a
primavera inoltrata del 990 e arriva a
luglio a Roma. |
Cattedrale di Canterbury |
Come tanti alti prelati si recava di persona a ritirare il
Pallio dal Papa19. Al ritorno da Roma segue la Cassia, poi va a
Siena e Lucca e Pavia e nell’ottobre del 990 rientra nella sua città. Era
partito 80 giorni prima ed aveva ripercorso il tragitto da Roma, annotando su
richiesta del papa tutte le 79 mansiones
in cui aveva sostato. Lascia il nome delle sue tappe anche in Lunigiana, ma rimangono ancora sconosciuti
quelli che sono i paesi attraversati nell’itinerario, fra una mansio e l’altra. Se cerchiamo di
approfondire la questione per la zona lunigianese, ci pare di entrare in un labirinto legato poi
al fatto che il percorso del presule in tempi e in modi diversi ci sembra
essere stato stravolto, legandolo a necessità commerciali, militari e nei tempi
attuali anche economiche.
Nasce così il “mito” della Via Francigena, non più il
percorso di Sigeric e forse dopo di
lui di altri come Nikulas, ma di un
tragitto che oggi può essere definito col Sergi “area di via o di strada”, ovvero una serie di vie parallele e
concorrenti che uniscono gli stessi due punti.
Ma il tratto lunense della via
del presule quale poteva essere con una certa sicurezza? Abbiamo già
evidenziato che probabilmente la via non seguiva, al tempo, percorsi di pianura
che saranno impegnati verso il XII secolo. La dimostrazione ce la può offrire
il tratto parmense che invece di costeggiare il corso del Taro scendendo dal
Borgo valtarese, come è al tempo attuale, andava da Pontremoli a Montelungo, al
Monte Bardone, Berceto, Bardone, Sivizzano, sino a Fornovo Taro. Avrebbe potuto
benissimo, Sigeric, da Pontremoli
salire al Borgallo per la valle del Verde, sino all’attuale Borgotaro, allora
ancora identificata da una Turris
bizantina e dove si era sviluppata un’importante curtis bobbiese.
|
Passo del Borgallo |
La via era attiva
sin dal tempo dei Liguri20 e fu poi utilizzata in tempi antecedenti
dagli abati di Bobbio per raggiungere Pontremoli. E’ il concetto più volte richiamato
dagli studiosi, dove in assenza di un forte potere centrale come al tempo dei
romani, si preferiva salire per la montagna evitando i guadi, i boschi, le
belve e forse i banditi. |
Placentiam Lucam e Francigena |
Il
percorso lunigianese iniziava da Montignoso, forse quel castrum versiliae di cui tratta Giorgio Ciprio21 e da lì
verso Massa22, sede plebana e poi verso il Mirteto. Una prima
annotazione di un quartiere di Massa la si trova nella Tavola Peutingeriana; lì sono citate “ad Tabernas Frigidas”, l’attuale borgo San Leonardo, il Burgo Frigidi, al confine con le cd “Fossae Papirianae”.
|
Tabula Peutingeriana |
Le
paludi, assieme alle incursioni marittime dopo la caduta dell’Impero,
provocheranno lo spostamento degli abitanti e
della viabilità verso il monte.
Massa cresce quindi con l’istituzione
della pieve di San Pietro e del borgo di Bagnara, l’attuale piazza Aranci.
Le condizioni climatiche
e fisiche del territorio, l’impaludamento crescente, le incursioni marittime,
l’influenza della pieve di san Lorenzo di Monte Libero, propedeutica di Massa e
Mirteto, avrebbero indirizzato la viabilità verso i monti in accordo a quanto
detto prima.
|
Cinta del castello di Monte Libero |
Probabilmente si utilizzava il Passo della Foce, che toccando
inizialmente l’antica Pieve di San Vitale
del Mirteto, figliale appunto di quella di Monte Libero, portava a Carrara.
|
Passo della Foce |
La città del marmo23 è confermata come “curtis”
al vescovo di Luni da Ottone I e confermata anche dal Diploma del Barbarossa
nel 1185 e di sua pertinenza sono appunto le cave. Ci
sembra quindi non aderente alle nostre precedenti considerazioni quanto
presentato da alcuni studiosi che da Massa, Sigeric,
sarebbe andato ad Avenza24. La cittadina nasce intorno al 1180,
duecento anni dopo, quando la diocesi di Luni inizia ad acquistare terreni per
edificarvi.
Luni
( Luna, mansio XXVIII )5,
ancora sede vescovile è la prima tappa della Lunigiana. Difficile comunque
ipotizzarne un tracciato in quanto la forte antropizzazione da Carrara a Santo
Stefano ha forse nascosto tutte le possibili prove del passaggio
|
Luni |