venerdì 24 settembre 2021

 

Hospitali e xenodochi

Si introduce un tema importante, quello degli xenodochi e ospedali, che nel periodo più tardo iniziano la loro opera anche in Lunigiana, utilizzati non solo da pellegrini, ma anche da mercanti e viaggiatori.

Ospitalità, deriva da Hospe, accogliere e donargli soccorso in generale, e i Greci pensavano vi fosse presente un dio o addirittura Giove, e infatti Giove era chiamato Xenios. 

Antico è il concetto di pellegrinaggio; Greci e latini andavano a Delfi e Giudei a Shiloh, Dan e Bethel14

Tra i Romani esisteva una tessera hospitalitatis che si tramandava di padre in figlio e anche mansiones per fermarsi, rifocillarsi, erano lungo tutte le strade importanti e il cursus publicus.

Gli Ebrei rifocillavano pellegrini e gli lavavano i piedi, soprattutto nelle grandi feste secondo gli insegnamenti. Ai tempi di Pompeo una lapide attesta che presso le sinagoghe vi erano ospizi per pellegrini. L’accoglienza si esaltò col cristianesimo come simbolo di caritas e Gesù stesso ne parla nel Vangelo. Anche San Clemente, san Cipriano e san Benedetto esaltano l’accoglienza.       

E’ il concilio di Nicea, 325, che stabilisce che ogni città debba avere ricovero per pellegrini poveri ed infermi in luogo isolato. I primi ad Odessa nel IV fondati dal predicatore Efraimo, per 330 e poi 1000 pellegrini. Nel 370, S.Basilio  ne fonda uno a Cesarea di Cappadocia e nel 400 anche Fabiola opera a Roma. 

Elena madre di Costantino va a Gerusalemme per stabilire dove fossero il Calvario e la tomba di Cristo.

Codice cavense


Nascono per sua iniziativa i luoghi santi e si diffondono gli Itineraria15.                                  

I Papi ne fondano molti presso le basiliche, dotati anche di bagni e verso la fine del IV ne nascono numerosi in Palestina. Roma, con la conquista di Costantinopoli, dal  640 sino al 1099, diventa altera Jerusalem

Furono istituite guide urbane, i Mirabilia Urbis Romae con la descrizione delle rovine  e delle chiese. Poi le Scholae peregrinorum che davano vitto ed alloggio

Tutti gli ospizi ebbero una cappella perché si doveva pregare, e a Fornovo prima della partenza si celebrava la messa del pellegrino. 

Pieve di Fornovo


Nel 789, Carlo Magno ordinò di avere cura soprattutto  dei pellegrini. Gli xenodochi avevano refettori, latrine, forno e mescita vino. Erano mantenuti da oboli trattenuti dagli introiti degli ecclesiastici. 

A Roma dal 799 se ne avevano 4 a seconda della nazionalità dei viandanti. Sino al 1000 erano uniti ai conventi e poi furono divisi  per rispettare il momento religioso. 

Troviamo poi le mansiones dei frati addetti alla manutenzione di strade e ponti, come quelle dei Cavalieri di Altopascio. 


Filattiera, hospitale di San Giacomo


Gli xenodochi furono importanti per la conoscenza dei paesi orientali, legata ai pellegrinaggi in Terra Santa, per la conoscenza degli avvenimenti in un momento in cui poco si scriveva, per il tramandare della Cultura storica e materiale, se pensiamo all’influenza dell’Antelami e dei Maestri Commacini16.

In Lunigiana inizialmente  furono promossi da grandi abbazie e da nobili, come lo xenodochium di S. Benedetto di Montelungo e l’ospedale di S. Maria della Cisa, anch’esso attribuito al monastero bresciano di Leno e l’ospedale di Aulla fatto costruire Adalberto I, marchese di Tuscia.

Ruderi San Benedetto di Montelungo (?)

Altri nascono grazie all’iniziativa di singoli o di famiglie laiche o di congregazioni17.

La via di Monte Bardone                                                                                                                                                                 I  Longobardi dopo l’occupazione di Piacenza, Parma, Reggio e Modena, si trovano impossibilitati ad utilizzare la Flaminia e l’Emilia per scendere al centro sud. Infatti i Bizantini si erano stanziati nell’Esarcato di Ravenna  e nella Pentapoli e interdivano il traffico su queste vie. 

Gli invasori dovettero unire ed utilizzare fra di loro frammenti di strade locali. Non era ancora la “via di Monte Bardone”, quella che Paolo Diacono definì “bardonis alpe”, il cui tracciato nacque e si consolidò con l’arrivo di Carlo Magno e dei Franchi. 

Sella del Valoria


La via saliva sicuramente da Berceto al Passo della Cisa o forse al Valoria; 

toccava Gravagna, mandra capranea, dove era uno  xenodochio, e poteva proseguire per Previdè,  poi forse Monte Castello, Arzengio, Cerretoli, Dobbiana e di lì scendere a Ponticello, Sorano/ Filattiera.


Previdè


 Indi Irola, Filetto e Virgoletta, dove sarebbero  stanziate tribù o reparti  legate ai Bizantini18, Merizzo, Fornoli e Aulla, tutte località identificabili come stazioni di un possibile limes, sino poi a Luni, rimasta bizantina sino a Liutprando, forse in seguito ad un trattato.


Fornoli



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