venerdì 10 settembre 2021

 

Le “Vie Francigene” in Lunigiana, dalla Preistoria a Carlo VIII

                                                                                        Sandro Santini

 

Quando si parla di via Francigena, normalmente si intende o sembra intendersi un percorso più o meno grande legato al transito di pellegrini, dove il termine peregrinus  indicava anche straniero e viaggiatore, diretti verso Roma sulle orme di san Winnibald, (723/26), san Dunstan (X secolo), Siric (990) e l’abate Nikulas nel 1154, quest’ultimo con un percorso che ancor oggi non risulta nelle sue citazioni perfettamente comprensibile nel superamento dell’Appennino1. In realtà i collegamenti fra Parma e Luni e Lucca che transitavano per la Lunigiana erano in essere già dalla Preistoria e ancor più dal periodo romano e soprattutto le vie da sempre caratterizzavano i diversi aspetti della società del tempo. Erano in primis vie commerciali, vie militari, poi di fede, ma in genere possiamo dire vie di comunicazione, che utilizzavano nei periodi in cui vi era un forte stato centrale, percorsi di pianura continuamente attrezzati e riparati dall’Autorità preposta, mentre nella Preistoria e nel Medioevo utilizzavano la viabilità naturale, fatta di sentieri, mulattiere che si riproducevano col passaggio degli utenti. Al tempo dei Liguri le vie naturali, di crinale o di mezza costa, come ricordato da Coppedè2, portavano questi sino alla val Trebbia ad acquistare il Rame che unito allo Stagno dava poi il Bronzo. In particolare ci sembra importante l’attuale via contrassegnata dallo 00 che sale sul crinale della cd Arpa, nome collettivo di origine ligure che identifica la via del crinale lunigiano-parmense e quella che, come ricorda il Mariotti, dal Conciliabolo ligure di Robbiano portavano al Borgallo e di lì in Lunigiana ed al mare3. Due vie sono segnalate poi dal tempo dei Romani

Passo del Borgallo (da Ghiretti)


La Via Regia

La via detta poi Regia o Salaria dai Genovesi4, via di crinale, che dalla Foce dei Tre Confini o Forcella del Monte Gottero,  salendo da  Albareto e passando per Zeri, portava sino ad Ameglia, porto romano.

La Via Regia 


 Il nome potrebbe essere legato alla  lunga permanenza bizantina, baselikè odos, via del demanio imperiale, in una vallata quale quella del Verde che riconosce nella toponomastica sia l’influenza romana con una serie di toponimi che si ricollegano alla Tabula Alimentaria Veleiate,  che quella latino-greca come Pradonnico, Baselica, Mulpe, Castel di Margrai e di una piccola località detta Stra. Tuttavia riteniamo che l’ importanza possa derivare dalla sua possibile funzione.

La Valle del Verde 


 Nella Tabula Alimentaria Veleiate, infatti, si può ritenere che il pagus minervius della res publica lucensium travalicasse il crinale verso la Lunigiana come sostiene anche il Formentini, che espone una sua  teoria compascuale5 e lì le tante terre lucchesi venissero affidate a coloni lucenses che le utilizzavano per la transumanza. 

Tabula Alimentaria Veleiate


Il Giuliani cita una deviazione da Giovagallo che era chiamata strada lombarda, in omonimia a quelle che poi furono dette le vie sulla sinistra Magra che andavano nel Parmense, ipotizzando che tale nome potesse derivare dalla sua funzione di collegamento con Piacenza. Una via poi importante nel tempo e che utilizzò Federico I accompagnato da Obizzo Malaspina per raggiungere Pavia, salendo da Villafranca e che in tempi più recenti veniva utilizzata per il contrabbando del sale6.

Vie Lombarde

La Parma Luni

Forse era la via Emilia Scauri (109 d.C.) su cui troviamo diversi studi, ma che non compare nella Tavola Peutingeriana, dove per la parte lunigianese è rappresentato solo il tratto fra Lucca e Luni, con tappa al Forum Clodi.

Lunigiana nella Tabula Peutingeriana


Il percorso diventa però di difficile definizione appunto nel territorio lunigianese. Nel tratto parmense possiamo identificare la via considerando la presenza di siti romani, utilizzando quindi il criterio suggerito da Luisa Banti7, quali Parma, dedotta a colonia nel 183, Fornovo, il Forum Novum8 citato nella TAV, Sivizzano dove è stata scavata ed identificata una importante mansio romana, Berceto, forse citato nella TAV come saltus praediaque berusetis, un possibile vico e poi nel Capitolare di Kierzy del 754.       

Ruderi della mansio romana a Sivizzano


                                                                                                                                                                La Lunigiana non presenta invece studi o ritrovamenti del periodo che possano  permetterci di identificare tracce storiche della via. Questa, secondo quanto riconosciuto recentemente da Ghiretti9, scollinava alla Sella del Valoria,



Sella del Valoria


 indi riteniamo toccasse Gravagna (trovate armi in bronzo) e forse scendesse per la Valdantena sino a Pontremoli  che ancora non esisteva, ma dove vi sono ritrovati bronzetti romani, poi Cerretoli (graffiti) e di lì a Sorano di Filattiera dove gli scavi di Mannoni, Giannichedda e dell’ISCUM hanno identificato una mansio romana risalente al I secolo d.C. 


Mansio a Sorano


 Poi la zona di Bagnone, che come Filattiera ha diversi suffissi in ana10;  da lì sino a Luni non abbiamo testimonianze del periodo. Salendo verso Lucca ne troviamo solo a Codiponte, il Caput pontis indagato dal Formentini, dove sono indizi della una presenza di un pago romano

Pieve di Codiponte, pavimento romano


 e a Forum Clodi, ricordato da MN.Conti come Gragnola, o recentemente da altri, Fivizzano. Indi Minucciano dove sono state ritrovate tre statue stele, sede di conciliabulum ligure e poi forse di villa romana. Non essendo ancora in essere le ricerche sul Valoria,  Manfredo Giuliani identificava, credo a ragione,  la Parma Luni con la via del Cirone, adiacente al Valoria, ancor oggi attiva e che toccava Pracchiola, Groppodalosio (Groppo d’alloggio), Casalina, Versola, Topelecca, Crocetta di Logarghena, Arzengio, sino a Pontremoli11


Arzengio


Era questa una delle vie lombarde che salivano verso il Parmense ed è ricordata negli Statuti del Comune di Parma che ne ebbe il possesso per 80 anni dopo il 1231: “De Rocha Valis Sazulinane manutenda cum omnibus suis jurisdictionibus”. Si basa per questa sua affermazione sul trattato di alleanza fra i Comuni di Parma e Pontremoli del 1271, quando Parma  era in possesso di tale via e del castrum di Grondola.                                                                                                                                       Il testo dice: “ quod procureretur et fiat per Comune Parme et Comune Pontremoli, quod strata pisana, lucana et parmensis reducatur et vadat per Monbardun et Pontremulum”, ovvero identifica tale via con quella per Lucca e Luni12. A Pracchiola, per l’assistenza ai viandanti era l’ospedale di san Giacomo di Piellaburgari, tenuto dai monaci di Altopascio e i cui beni erano nei territori di Pracchiola, Groppodalosio e Cirone13.

  

Ospedaletto a Pracchiola (da Magnotta)

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