Le “Vie Francigene” in
Lunigiana, dalla Preistoria a Carlo VIII
Sandro Santini
Quando si
parla di via Francigena, normalmente si intende o sembra intendersi un percorso
più o meno grande legato al transito di pellegrini, dove il termine peregrinus indicava anche straniero e viaggiatore, diretti
verso Roma sulle orme di san Winnibald,
(723/26), san Dunstan (X secolo), Siric
(990) e l’abate Nikulas nel 1154,
quest’ultimo con un percorso che ancor oggi non risulta nelle sue citazioni
perfettamente comprensibile nel superamento dell’Appennino1. In realtà i collegamenti fra Parma e
Luni e Lucca che transitavano per la Lunigiana erano in essere già dalla
Preistoria e ancor più dal periodo romano e soprattutto le vie da sempre
caratterizzavano i diversi aspetti della società del tempo. Erano in primis vie
commerciali, vie militari, poi di fede, ma in genere possiamo dire vie di
comunicazione, che utilizzavano nei periodi in cui vi era un forte stato
centrale, percorsi di pianura continuamente attrezzati e riparati dall’Autorità
preposta, mentre nella Preistoria e nel Medioevo utilizzavano la viabilità
naturale, fatta di sentieri, mulattiere che si riproducevano col passaggio
degli utenti. Al tempo dei Liguri le vie naturali, di crinale o di mezza costa,
come ricordato da Coppedè2, portavano questi sino alla val Trebbia
ad acquistare il Rame che unito allo Stagno dava poi il Bronzo. In particolare
ci sembra importante l’attuale via contrassegnata dallo 00 che sale sul crinale della cd Arpa, nome collettivo di origine
ligure che identifica la via del crinale lunigiano-parmense e quella che, come
ricorda il Mariotti, dal Conciliabolo ligure di Robbiano portavano al Borgallo
e di lì in Lunigiana ed al mare3. Due vie sono segnalate poi dal
tempo dei Romani
Passo del Borgallo (da Ghiretti) |
La Via Regia
La via detta poi Regia o Salaria dai Genovesi4, via di crinale, che dalla Foce dei Tre Confini o Forcella del Monte Gottero, salendo da Albareto e passando per Zeri, portava sino ad Ameglia, porto romano.
La Via Regia |
Il nome potrebbe essere legato alla lunga permanenza bizantina, baselikè odos, via del demanio imperiale, in una vallata quale quella del Verde che riconosce nella toponomastica sia l’influenza romana con una serie di toponimi che si ricollegano alla Tabula Alimentaria Veleiate, che quella latino-greca come Pradonnico, Baselica, Mulpe, Castel di Margrai e di una piccola località detta Stra. Tuttavia riteniamo che l’ importanza possa derivare dalla sua possibile funzione.
La Valle del Verde |
Nella Tabula Alimentaria Veleiate, infatti, si può ritenere che il pagus minervius della res publica lucensium travalicasse il crinale verso la Lunigiana come sostiene anche il Formentini, che espone una sua teoria compascuale5 e lì le tante terre lucchesi venissero affidate a coloni lucenses che le utilizzavano per la transumanza.
Tabula Alimentaria Veleiate |
Il Giuliani cita una deviazione da
Giovagallo che era chiamata strada
lombarda, in omonimia a quelle che poi furono dette le vie sulla sinistra
Magra che andavano nel Parmense, ipotizzando che tale nome potesse derivare
dalla sua funzione di collegamento con Piacenza. Una via poi importante nel
tempo e che utilizzò Federico I accompagnato da Obizzo Malaspina per
raggiungere Pavia, salendo da Villafranca e che in tempi più recenti veniva
utilizzata per il contrabbando del sale6.
Vie Lombarde |
La Parma Luni
Forse era la via Emilia Scauri (109 d.C.) su cui troviamo diversi studi, ma che non compare nella Tavola Peutingeriana, dove per la parte lunigianese è rappresentato solo il tratto fra Lucca e Luni, con tappa al Forum Clodi.
Lunigiana nella Tabula Peutingeriana |
Il percorso diventa però di difficile definizione appunto nel territorio lunigianese. Nel tratto parmense possiamo identificare la via considerando la presenza di siti romani, utilizzando quindi il criterio suggerito da Luisa Banti7, quali Parma, dedotta a colonia nel 183, Fornovo, il Forum Novum8 citato nella TAV, Sivizzano dove è stata scavata ed identificata una importante mansio romana, Berceto, forse citato nella TAV come saltus praediaque berusetis, un possibile vico e poi nel Capitolare di Kierzy del 754.
Ruderi della mansio romana a Sivizzano |
La Lunigiana non presenta invece studi o ritrovamenti del periodo che possano permetterci di identificare tracce storiche della via. Questa, secondo quanto riconosciuto recentemente da Ghiretti9, scollinava alla Sella del Valoria,
Sella del Valoria |
indi riteniamo toccasse Gravagna (trovate armi in bronzo) e forse scendesse per la Valdantena sino a Pontremoli che ancora non esisteva, ma dove vi sono ritrovati bronzetti romani, poi Cerretoli (graffiti) e di lì a Sorano di Filattiera dove gli scavi di Mannoni, Giannichedda e dell’ISCUM hanno identificato una mansio romana risalente al I secolo d.C.
Mansio a Sorano |
Poi la zona di Bagnone, che come Filattiera ha diversi suffissi in ana10; da lì sino a Luni non abbiamo testimonianze del periodo. Salendo verso Lucca ne troviamo solo a Codiponte, il Caput pontis indagato dal Formentini, dove sono indizi della una presenza di un pago romano
Pieve di Codiponte, pavimento romano |
e a Forum Clodi, ricordato da MN.Conti come Gragnola, o recentemente da altri, Fivizzano. Indi Minucciano dove sono state ritrovate tre statue stele, sede di conciliabulum ligure e poi forse di villa romana. Non essendo ancora in essere le ricerche sul Valoria, Manfredo Giuliani identificava, credo a ragione, la Parma Luni con la via del Cirone, adiacente al Valoria, ancor oggi attiva e che toccava Pracchiola, Groppodalosio (Groppo d’alloggio), Casalina, Versola, Topelecca, Crocetta di Logarghena, Arzengio, sino a Pontremoli11.
Arzengio |
Era questa una delle vie lombarde che salivano verso il Parmense ed è ricordata negli Statuti del Comune di Parma che ne ebbe il possesso per 80 anni dopo il 1231: “De Rocha Valis Sazulinane manutenda cum omnibus suis jurisdictionibus”. Si basa per questa sua affermazione sul trattato di alleanza fra i Comuni di Parma e Pontremoli del 1271, quando Parma era in possesso di tale via e del castrum di Grondola. Il testo dice: “ quod procureretur et fiat per Comune Parme et Comune Pontremoli, quod strata pisana, lucana et parmensis reducatur et vadat per Monbardun et Pontremulum”, ovvero identifica tale via con quella per Lucca e Luni12. A Pracchiola, per l’assistenza ai viandanti era l’ospedale di san Giacomo di Piellaburgari, tenuto dai monaci di Altopascio e i cui beni erano nei territori di Pracchiola, Groppodalosio e Cirone13.
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